Presentazione

L’Istituto nasce nel 2014, a seguito di dimensionamento scolastico, dall’accorpamento di due istituzioni scolastiche storiche del capoluogo di regione: l’Istituto Comprensivo Statale “L. Montini” e il 3° Circolo didattico “Giovanni Paolo II”.
E’ diretto dalla dott.ssa Agata Antonelli, già direttrice del 3° Circolo.

Nelle sue accoglienti strutture, i ragazzi possono seguire il percorso didattico dai primi passi della Scuola dell’Infanzia fino al triennio della Scuola Secondaria di 1° grado.Grazie ad una articolata offerta educativa e formativa attuata dall’Istituto, alla particolare attenzione prestata all’inserimento di alunni diversamente abili, al Corso ad indirizzo musicale, al Piano nazionale scuola digitale (Cl@ssi 2.0), ai Progetti europei, all’attivazione di numerosi laboratori, l’Istituto è particolarmente attrattivo e, dunque, può giovarsi di un bacino di utenza extramoenia che abbraccia l’intero territorio del Capoluogo di regione e quello di alcuni Comuni limitrofi.

Punti di forza aggiuntivi alla normale attività didattica sono rappresentati dalla digitalizzazione dell’insegnamento e da esperienze interattive tra scuola e territorio così riassumibili: visite guidate; partecipazione a convegni, mostre e concorsi; promozione di eventi a carattere nazionale (Concorso nazionale musica d’insieme); pratica sportiva;  promozione ed organizzazione di interventi di esperti, di rappresentanti del mondo della cultura; promozione e realizzazione di progetti in collaborazione con l’Università degli Studi del Molise, con il Liceo musicale di Campobasso, oltre che con associazioni a carattere socio-culturali; promozione e realizzazione di iniziative legate all’orientamento; partecipazione a seminari specifici. In tale ambito, ricco di fermenti e stimoli educativi e formativi che producono un effetto trainante, risultano particolarmente efficaci le politiche di inclusione e di integrazione anche per quegli alunni caratterizzati da BES. Ricco il medagliere che gli alunni dell’Istituto hanno conseguito in diversi ambiti (linguistico, matematico, artistico, musicale, sportivo) in progetti e manifestazioni di respiro nazionale ed europeo.

Dove siamo

Il Quartier CEP (Centro Edilizia Popolare) di Campobasso può vantare diversi primati e costituisce un caso più unico che raro nel panorama urbanistico dell’edilizia popolare italiana.

E’ per questo motivo che ancora oggi esso è oggetto di attenzione da parte di numerosi studiosi di urbanistica ed architettura e meta di studenti iscritti a diverse Facoltà di Architettura, anche in relazione al suo ottimo stato di conservazione.
L’idea dell’ingegnere Enrico Mandolesi, che lo progettò nel 1961, muoveva da una visione globale dell’architettura intesa come esito dell’integrazione tra forma e soluzione costruttiva, come espressione legata all’evoluzione del linguaggio e all’innovazione tecnologica.

I segni di questo cambiamento sono soprattutto evidenti nell’impiego del laterizio faccia a vista – tecnica costruttiva sicuramente innovativa per quegl’anni quando i manufatti venivano realizzati con laterizi intonacati – che troviamo realizzata anche in due altri fabbricati di Campobasso: il Mercato coperto e il Palazzo ex INA di Corso Bucci, sempre opere dell’ingegno dell’ingegnere romano, scomparso il 22 maggio 2015.

Anche il progetto della Chiesa di San Giuseppe Artigiano è dello stesso Mandolesi. Nella pianificazione dell’illustre urbanista, il quartiere CEP doveva costituire un “quartiere satellite”, collegato al centro urbano ma autosufficiente in quanto a servizi e vivibilità sostenibile. Di qui, la corretta pianificazione della urbanizzazione primaria: strade larghe e ampi spazi destinati ai parcheggi; ma anche la cospicua dotazione infrastrutturale secondaria: aree verdi localizzate in tutta l’area, servizi scolastici (dall’infanzia alla Secondaria di 1° grado), impianti sportivi (campo di calcio e palestra “L. Sturzo”, con campo di calcetto ed annesso bocciodromo), servizi commerciali (mercato coperto), servizi sociali (Chiesa Ufficio postale, Centro sanitario, Sezione Vigili urbani) centri culturali (biblioteca), servizi sociali (Centro sociale per anziani), servizi ricreativi (Parco giochi per bambini).

Se è vero che per un insediamento urbano sono solo i risultati della pianificazione che fanno testo, se è vero che i piani si giudicano per quello che realizzano, e non per quello che annunciano, se è altrettanto vero che alla fase dello studio devono seguire progetti coerenti, quello del quartiere CEP è un esempio eloquente di quanto la pianificazione sia stata calata sul territorio e ne abbia assorbito le sue necessità sociali, culturali ed economiche.
Ecco perché il CEP è considerato fra i migliori esempi di edilizia popolare dell’intero Paese, un’autentica mosca bianca nel panorama di abbandono e di degrado che caratterizza molte periferie italiane.

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