Gli alunni dell’I.C. Montini “poeti di pace” nell’appello di Papa Francesco

Gli alunni dell’I.C. Montini “poeti di pace” nell’appello di Papa Francesco

28 novembre 2022, ore 3.45: in una Campobasso immersa nel buio e in un silenzio quasi irreale, gli alunni delle classi IA e IF della scuola secondaria di I grado Montini sono saliti sul pullman con un entusiasmo che ha acceso di luci magiche la città, prima ancora che spuntasse l’alba. Sono partiti per Roma, per un’occasione importante, l’incontro con Papa Francesco a Città del Vaticano.

L’iniziativa rientra nel Programma nazionale di Educazione civica “Pace, fraternità e dialogo. Sui passi di Francesco”, nato dalla collaborazione tra la Rete delle Scuole di Pace, alla quale l’Istituto Montini ha aderito dal 2014, e il Coordinamento Nazionale Enti Locali per la pace e i diritti umani. Quest’anno, attraverso il tema “Per-la-pace. Con-la-cura”, l’intento è quello di promuovere una riflessione sui temi della pace e della cura in un contesto sociale minacciato dalla guerra, dalla divisione e, troppo spesso, dall’indifferenza.

Il viaggio, durato poco più di quattro ore, è stato accompagnato dai canti intonati dagli alunni, “E’ tempo” e “Bello Mondo”, brani nati in occasione delle iniziative promosse dalla Rete di scuole di Pace: sono le parole degli alunni di alcune scuole friulane musicate da Erica Boschieri. Il primo canto, attraverso il ritornello “E’ tempo di unire le nostre mani/ci sentiamo persi se siamo lontani/colori diversi dell’arcobaleno/cambiamo noi stessi per un mondo più umano”, è un inno a celebrare la solidarietà e l’unione, pur nella bellezza della diversità; l’altro è un invito a considerare il pianeta Terra la nostra casa e a rispettarlo, “Bello mondo, sei casa nostra e noi avremo cura di te!”.

Tante le aspettative degli alunni che hanno dedicato al Santo Padre una lettera e hanno realizzato dei doni con le proprie mani: fiori di carta, colombine, simboli della pace su origami e ricami.

Arrivati sul posto, sono rimasti affascinati dall’imponente e suggestiva cupola di san Pietro, che alcuni di loro hanno visto per la prima volta, e, superati i controlli dovuti, sono entrati nell’aula Paolo VI, detta anche aula Nervi dal nome del progettista. E’ un ampio auditorium, situato a sinistra della basilica di San Pietro.

L’attenzione dei ragazzi si è soffermata sul palco con la scultura in bronzo di Resurrezione e sulle splendide vetrate policrome delle finestre delle pareti laterali. Si sono sentiti avvolti da un clima caldo e accogliente: seimila i partecipanti, provenienti da centotredici scuole e da diciassette regioni d’Italia. Gli alunni, ricevuto il benvenuto, hanno seguito, a partire dalle ore 10.30, gli interventi degli organizzatori.

Ad aprire l’evento è stato Flavio Lotti, Coordinatore della marcia Perugia-Assisi, a cui hanno fatto seguito gli interventi di Aluisi Tosolini e Fabiana Cruciani, Dirigenti scolastici coordinatori della Rete Nazionale: tante le riflessioni significative, incentrate su tre parole chiave, pace, cura, educazione. Italo Fiorin, Presidente della Scuola “Educare all’incontro e alla solidarietà” della LUMSA di Roma, ha ripercorso tutte le parole che si legano alla pace, “solidarietà, sviluppo, sostenibilità, cura, sogno…”, mentre Marco Mascia, coordinatore della Rete Nazionale delle Università per la Pace, ha sottolineato il valore della responsabilità individuale e collettiva nel costruire la pace.

Il sindaco di Assisi, Stefania Proietti, affermando la necessità di un patto educativo globale in cui la responsabilità dell’educazione sia di tutta la comunità, non solo della scuola, ha ringraziato gli insegnanti e ha valorizzato il ruolo delle scuole che producono educazione alla legalità, “perché il buio delle parole fa male”.

Durante l’evento è stato proiettato il video “Il male, i soldi e il potere” ed è stato originale il contributo dato dall’Istituto Comprensivo “Don Milani” di Barberino-Tavarnelle e dal Liceo Scientifico “Bertolucci” di Parma, attraverso i canti intonati e la presentazione del Quaderno degli esercizi di pace, lo strumento di lavoro a partire dal quale sarà condotta nelle classi l’educazione alla pace.

L’entusiasmo generale è esploso quando è stato annunciato l’arrivo del Santo Padre.

Gli alunni si sono tutti rivolti verso l’ingresso in fondo all’aula Nervi, dalla quale speravano di veder entrare il Pontefice… quando si è alzato un ‘boato’. Sul palco, di fronte a loro, è entrato papa Francesco, sorreggendosi sul bastone: nella figura i segni della sofferenza fisica, della fragile salute, ma sul volto dipinti la gioia e il desiderio di accogliere tutti.

Flavio Liotti ha preso la parola, ringraziando il Papa per la sua presenza. Ha denunciato la manipolazione della parola “pace” attuata da chi vede la guerra come l’unica strada per costruire la pace, tremendo paradosso, e sottolineato la necessità per la comunità di costruire un patto globale in cui i valori della cura, dell’attenzione all’altro, della solidarietà siano i pilastri dell’educazione. Ha affidato alle scuole il compito di diventare laboratorio di pace, perché la pace si insegna, è una competenza da costruire.

Ha fatto riferimento alle Encicliche “Laudato si”, in cui c’è una visione integrale dell’ecologia, nella consapevolezza del legame esistente tra la crisi ambientale della Terra e quella sociale dell’umanità, e “Fratelli tutti”, che si sofferma sui principi della compassione e della solidarietà umana, alla luce della pandemia da covid 19. Il verbo “curare” è il verbo della pace e va trasmessa agli alunni la cultura del “prendersi cura” perché diventino “artigiani di pace”.

A queste affermazioni ha fatto seguito l’intervento di Papa Francesco; calde e preziose le Sue parole! Ha sottolineato che noi parliamo di pace solo quando ci sentiamo minacciati dalla guerra, invece dovremmo farlo sempre, nel sogno di un mondo diverso dove l’imperativo sia la cura dell’altro. Ha presentato due modelli ideali da seguire: Papa Giovanni XXIII che nell’enciclica “Pacem in terris” trasmette  un messaggio di speranza per combattere la paura dell’avvenire, invitando le nazioni al confronto e al dialogo, alla ricerca di ciò  che unisce e non di ciò che divide; Martin Luter King, riferendosi al suo sogno “che i quattro  figli piccoli vivranno un giorno in una nazione nella quale non saranno giudicati per il colore della loro pelle, ma per le qualità del loro carattere…con questa fede saremo in grado di trasformare le stridenti discordie della nostra nazione in una bellissima sinfonia di fratellanza”…

Il Pontefice ha augurato ai ragazzi un cammino di pace, un cammino di gesti fatti con il cuore, come passi verso Betlemme e verso Gesù, che è il re della pace.

Bellissimo l’appello finale: diventare “poeti di pace”, non artigiani, scrivere il verso incompiuto della poesia che è la vita…

Papa Francesco, sceso dal palco, ha raggiunto sulla carrozzina tutti i presenti; tanti i fiori, gli slogan, gli striscioni, i pensieri per Lui.

Gli alunni sono ripartiti per Campobasso felici. Sono stati sparsi dei semini importanti che si spera germoglino nei loro cuori e li rendano pronti a scrivere l’ultimo verso della “poesia vita” rimasta incompiuta.

   

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